Pioggia dorata appassiona: una lettrice racconta
di ELISABETTA CARAMITTI
La scrittura erotica è un’arte difficilissima da praticare. Il rischio di scadere nell’ovvio, al meglio, o nella pornografia di bassa lega, al peggio, è altissimo. Nel misurare le parole, nel descrivere le situazioni e le sensazioni, lo scrittore (in questo caso, la scrittrice) deve sapere calibrare e dosare, in eccesso controllato. Deve usare una forma di scrittura altissima per far giungere al lettore, oltre alla componente fortemente carnale, lo stupore e l’ammirazione per lo stile.
Nelle “Sei storie amare” di Elena Bibolotti ho trovato tutto ciò che fa la differenza e che piazza i suoi racconti ad un elevatissimo e curatissimo livello.
La mia esperienza di lettrice di questo genere è estremamente ridotta, non avendo io mai guardato benevolmente al filone tanto in voga negli ultimi anni. Ma in questa raccolta nulla si avvicina ai librini confezionati su scala industriale, che promettono emozioni in carta patinata. Qui si parla di ciò che è oltre. Il sesso estremo, l’esplicito, la cura del dettaglio per la preparazione di un tormento che procura appagamento fisico, irraggiungibile in maniera tradizionale. Ci si immedesima e si pensa quel “perché no?…”, che è il segnale del successo per chi ha scritto. Quando un lettore sente che ciò che sta leggendo, per quanto distante dalla propria quotidianità, è qualcosa che lo incuriosisce e lo spinge a fantasticare e a immagazzinare informazioni, ecco, quello credo sia la prova provata che il libro ha piantato radici nella mente di chi sta girando le pagine.
Mi è piaciuta l’analisi psicologica che Bibolotti fa dei suoi personaggi. Dominanti o dominati, trasgressivi per passione, motivati sempre da trascorsi importanti, che li hanno condotti a comportamenti eccessivi. Comportamenti che, ne sono certa, la morale pubblica condannerebbe, ma che il pensiero privato invidia e vorrebbe emulare.
Quello che all’autrice è riuscito particolarmente bene, è l’avere saputo creare storie dove l’amore è presente in maniera prepotente: è una forma d’amore che perde i contorni del pudore, per affondare nella liberazione dai tabù e dell’istinto. Che sia la voglia di sperimentare di una giovane mente, o che sia la punizione inflitta per sfogare la repressione di comportamenti pubblici; che sia gioco o la ricerca di esperienze fortissime, alla base di tutto c’è l’amore o la sua estenuante ricerca.
La scrittura è scorrevolissima, diretta e priva di censure. Mi ha catturata la mascolinità della prosa, così difficile da trovare negli scritti delle donne. Certamente potrà non piacere l’argomento, ci sarà sempre qualcuno che, ipocritamente, negherà l’esistenza di queste situazioni nella vita reale, ma è innegabile che il “mestiere” dell’autrice sia impeccabile.
(Nella foto: Elena Bibolotti)